Diplomazia
o interventismo?
Breve analisi della situazione libica
Breve analisi della situazione libica
Il 17 febbraio è stato il quarto anniversario della
rivoluzione libica, ma la guerra civile in corso ha spento ormai gli animi di
chi sperava in un futuro migliore e prospero. Le milizie ribelli, protagoniste
della primavera libica, dopo la caduta di Gheddafi (dal 1969 alla sua
destituzione e morte dittatore della Libia)
hanno cominciato a farsi la guerra per assicurarsi il controllo del
territorio, tuttavia la situazione è andata peggiorando in corrispondenza delle
elezioni dell’estate 2014. Infatti a seguito della vittoria delle forze
liberali contro i partiti islamisti, quest’ultimi si sono uniti in un'unica
coalizione islamica conosciuta come Alba Libica (Fratellanza musulmana più
altre milizie islamiche) che si è impadronita di Tripoli. Il parlamento laico,
emerso dalle elezioni e riconosciuto dalla comunità internazionale, si è radunato
a Tobruk nell’est del Paese e da allora gli scontri tra questi due attori si
sono seguiti in tutta la regione. A quattro anni dalla caduta di Gheddafi la
Libia è un paese dilaniato dalla guerra in cui si è inserito il sedicente
Califfato nero (Isis). I riflessi della fallimentare politica messa in atto
dagli attori internazionale subito dopo la caduta del colonnello si manifestano
sulla sicurezza italiana, europea e internazionale. La complessità della
situazione necessita di una risposta da parte delle Nazioni Unite e dall’Unione
europea che, ancora una volta, non sta parlando con voce unica. Si pensi al
rischio della nuova “cortina di ferro” tra Ucraina e Russi e quindi al deficit
di autorevolezza e peso dell’Europa che non riesce a dare una interpretazione
comunitaria in materia di politica estera. Gli incontri di Minsk ai quali hanno
partecipate Hollande, Merkel, Poroshenko e Putin confermano l’assenza di Europa
ed evidenziano il ruolo da protagonista che rivestono ancora gli stati in
materia di politica estera.
Ma allora, alla luce dei problemi europei precedentemente analizzati quali potrebbero essere le soluzioni per far fronte alla crisi libica?
Prima di tutto la pacificazione della situazione libica deve passare attraverso la sconfitta dei gruppi terroristica, conseguibile tramite l’intervento dell’esercito libico o con l’ausilio di una missione di peace enforcement sotto l’egida delle Nazioni Unite. In merito alla prima questione il dialogo diplomatico che sta portando avanti lo spagnolo Bernardino Leon, commissario ONU inviato in Libia, mira a rafforzare l’esercito libico e a ricercare un interlocutore adatto per la costituzione di un governo di unità nazionale. Nell’eventualità che questa soluzione si realizzi, il contributo europeo potrebbe arrivare solo in un secondo momento, concretizzandosi, ad esempio, in una missione di addestramento delle forze armate. Nell’ambito della seconda soluzione, ovvero l’intervento militare internazionale sotto l’ombrello delle Nazioni Unite, si potrebbe vedere impegnate le forze militare europee d’intervento rapido (Battlegroups). Questa scelta, tuttavia, rimane difficilmente percorribile viste le divergenze tra gli Stati membri per quanto riguarda l’uso della forza in Libia.
Compito di Federica Mogherini, nuova responsabile della politica estera europea, sarà di promuovere un maggior coordinamento tra gli Stati membri e di concordare a livello europeo una iniziativa d’intervento, evitando d’incappare negli errori del passato 2011, quando l’interventismo franco-britannico anticipò una possibile azione comunitaria.
Farouk Dakhlaoui
Ma allora, alla luce dei problemi europei precedentemente analizzati quali potrebbero essere le soluzioni per far fronte alla crisi libica?
Prima di tutto la pacificazione della situazione libica deve passare attraverso la sconfitta dei gruppi terroristica, conseguibile tramite l’intervento dell’esercito libico o con l’ausilio di una missione di peace enforcement sotto l’egida delle Nazioni Unite. In merito alla prima questione il dialogo diplomatico che sta portando avanti lo spagnolo Bernardino Leon, commissario ONU inviato in Libia, mira a rafforzare l’esercito libico e a ricercare un interlocutore adatto per la costituzione di un governo di unità nazionale. Nell’eventualità che questa soluzione si realizzi, il contributo europeo potrebbe arrivare solo in un secondo momento, concretizzandosi, ad esempio, in una missione di addestramento delle forze armate. Nell’ambito della seconda soluzione, ovvero l’intervento militare internazionale sotto l’ombrello delle Nazioni Unite, si potrebbe vedere impegnate le forze militare europee d’intervento rapido (Battlegroups). Questa scelta, tuttavia, rimane difficilmente percorribile viste le divergenze tra gli Stati membri per quanto riguarda l’uso della forza in Libia.
Compito di Federica Mogherini, nuova responsabile della politica estera europea, sarà di promuovere un maggior coordinamento tra gli Stati membri e di concordare a livello europeo una iniziativa d’intervento, evitando d’incappare negli errori del passato 2011, quando l’interventismo franco-britannico anticipò una possibile azione comunitaria.
Farouk Dakhlaoui