OLTRE L'AUSTERITA', LA DEMOCRAZIA
25 gennaio 2015, Atene. Il grande incubo dei liberisti teorizzatori e sostenitori delle politiche di austerity, prende non solo forma, ma assume sembianze umane: Alexis Tsipras, leader del partito di sinistra Syriza, vince le elezioni. Il suo piano di lotta alle politiche di austerità imposte dalla Troika (un organismo di controllo “informale” costituito da rappresentanti della Banca Centrale Europea, della Commissione europea e del Fondo Monetario Internazionale), ha fatto breccia nei cuori e nelle teste del popolo greco.
L’evento è più che una semplice tappa della vita democratica di un paese occidentale. O meglio, in un certo qual senso lo è, e per questo va interpretata ed analizzata nel suo profondo.
Per avere un quadro completo della situazione greca, è necessario andare alle origini del disastro economico, per capire effettivamente cosa rappresenta sia la proposta di Tsipras, sia il significato della sua vittoria. Di questa vicenda è necessario scindere almeno due aspetti nella speranza di creare una sintesi comune.
Nel 2001 la Grecia entra ufficilamente a far parte dei paesi della zona euro composta da quei paesi che a partire dal 1° gennaio 2002 avrebbero adottato l’euro come moneta ufficiale. I benefici sono visibili fino al 2008, dopodiché la crisi finanziaria di dimenisione globale prima,e il trasformarsi in crisi dell’economia reale poi, che nel 2011 in Europa si sono manifestate come crisi del debito, hanno portato alla luce una triste verità, ovvero che i conti pubblici della Grecia erano stati truccati per permettere alla stessa l’entrata nel “circolo” della moneta unica. La situazione economica greca non era dunque per niente idilliaca e il deficit strutturale greco era abnorme.
La situazione si rivelava drammatica per la Grecia, ma nell’agosto del 2011 una piccola luce si inizia a intravedere: una luce fioca simile a soli di novembre che provano inutilmente a farsi spazio tra il grigiore e coltre di nuvole.
Mario Draghi, presidente della BCE annuncia che si sarebbe fatto “tutto il possibile” (whatever it takes) per salvare l’euro (Roberto Napoletano, Draghi: siamo pronti a fare tutto il necessario per salvare l'Euro. Nessun Paese uscirà da Eurozona, “Il Sole 24 ore”, 26 luglio 2012 http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-07-26/draghi-messaggio-chiaro-pronti-121634.shtml?uuid=AbDU57DG), la cui tenuta era in forte dubbio, sopratutto in caso di default di uno dei suoi “membri”, situazione che pareva ormai quasi più che un’ipotesi per la Grecia. Venne quindi approvato un piano di prestiti di svariati miliardi di euro vincolati però ad una garanzia molto pesante: la messa in atto di riforme strutturali profondissime, che snellissero l’apparato statale per rinsaldare i conti pubblici, ed iniziare da un vero e proprio smantellamento del welfare state.
Per essere sicuri che la Grecia tenesse fede all’impegno preso la Troika è stata incaricata di vigilare affinchè le riforme venissero implementate. Ancora peggiore della situazione creatasi sono stati il “commissariamento” e la successione di governi sostenuti (e voluti) dalla Troika.
I risultati delle politiche di austerity sono sotto gli occhi di tutti, ma un paio di dati danno la dimensione effettiva dell’emergenza a cui siamo di fronte; la disoccupazione è arrivata al 27,5% e un terzo della popolazione non ha accesso alle cure sanitarie.
Disoccupazione, fame, malattia, tristezza e povertà: conseguenze dell’attuale austerity. Tuttavia, sull’orlo del tracollo, la popolazione greca anzichè mollare si è ribellata scegliendo democraticamente l’attuale svolta.
Ecco che arriviamo a Tsipras e alla sua squadra di governo, primo su tutti il ministro dell’economia Varoufakis.
Perchè è così temuto il leader della sinistra ellenica? La risposta è semplice: perchè a livello economico la sua proposta è quella opposta al mainstream di Francoforte e Bruxelles. Basta coi tagli al welfare e all’apparato statale, la svendita ai privati e alle massicce liberalizzazioni; Tsipras propone investimenti pubblici cospicui, assistenza sanitaria, previdenza sociale e politiche importanti di welfare, alle quali verranno aggiunte una fortissima lotta all’evasione e una tassazione progressiva che prevede la richiesta di un contributo maggiore a chi ha un reddito più elevato. Ma se questa è l’analisi economica della proposta di Tsipras, dal punto di vista politico la faccenda è ancora più seria. L’implementazione di questo piano economico (e della ridiscussione del debito) non è il frutto della pazzia di un rivoluzionario idealista ed utopico, ma è l’espressione della volontà popolare. Tsipras è stato eletto dai cittadini greci, ed anche cittadini europei, e respingere a priori le sue richieste senza ascoltarlo, deridendolo ed in alcuni casi addirittura demonizzandolo, significa calpestare il popolo greco, non rispettandone le scelte.
Ascoltare Tsipras, insieme a lui dialogare per implementare le sue politiche in campo economico e sociale, può essere la soluzione alla crisi greca, ma soprattutto può rappresentare l’opportunità di costruire veramente e seriamente l’Europa dei cittadini permettendo di rivedere complessivamente le politiche europei
Matteo Sacco